Io partiva, privo perfino del conforto di una parola amica per la parte del Governo; e sì che avevo corso pericoli presentissimi di vita, durato fatiche inestimabili, ricondotta alla devozione della Monarchia Costituzionale una città agitata da violenti passioni e istigazioni perverse, inferocita per fresca strage, commossa dallo sfracellarsi della massima parte degli Stati di Europa, flagellata da un lato dalle furie dell'anarchia, dall'altra tratta pei capelli dai partigiani della repubblica. Non importa; mi bastò allora, e mi basterà sempre la benevolenza degli amici, e la stima degli stessi emuli. - Sorga adesso pertanto la religione dei miei concittadini tutti, così amici come emuli, ed anche nemici, se io pur ne ho nella dolce terra che mi diè vita, e dica se composi o sconvolsi la patria mia, e mi salvi dalla disonesta persecuzione dell'Accusa!
Ma che dico io, sorga? Ella sorse, ed in cotesti tempi Municipio, Collegio dei Curiali e Camera di Commercio grazie amplissime mi profferivano; e privati cittadini, per farmi scolpire marmorea immagine in pubblica testimonianza di onore, si collettavano(105). Non sembra ella strana cosa all'Accusa, che i livornesi uomini per siffatto modo gratificassero colui che ne turbava la quiete, ne ingiuriava i commerci, di scandali empiva la patria terra e di sangue? Qual consiglio, o qual coscienza persuade l'Accusa a desumere le sue infelici imputazioni dalle calunnie di sciagurati e dalle voci sparse da lingue appassionate e dolose? I cittadini miei, che convivendo meco, vigilandomi al fianco, le opere mie di ora in ora contemplavano e soccorrevano, non par egli al senno e anche al pudore dell'Accusa che dovessero, come testimoni più degni di fede, preferirsi a tutti altri?
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