Parla primieramente d'invio ordinato da Giuseppe Montanelli di Giovanni La Cecilia a Roma, dopo la partenza del Pontefice da cotesta città, allo scopo di procurare che il dominio temporale cessasse, una Costituente si bandisse, Leopoldo Secondo a presidente si eleggesse, la unione di Toscana con gli Stati Romani si operasse, senza fare per allora quistione di dinastia o di repubblica. Inoltre, l'Accusa espone, come, proclamata la Costituente a Roma, il Montanelli scrivendo al Ministro Bargagli la combattesse, come quella che imponeva limite ai poteri dei Deputati, e rispettava la personalità e le condizioni organiche dei singoli Stati italiani.
Intorno a questo particolare rispondo, che di rado il signore Montanelli mi partecipava gli atti del suo Ministero, ed io immaginando che li concertasse col Principe, taceva; ond'ebbi a maravigliarmi non poco certo giorno, che S. A. mi domandava, che cosa vi fosse di nuovo. Alla quale domanda risposi: "Chi meglio informato di V. A., che avrà ricevuto in giornata le partecipazioni del Ministro degli Esteri?" Ed egli a me: "Io non so nulla; mi si fanno mancare le necessarie notizie." Mi permisi rispettosamente osservargli, che di me non poteva lamentarsi, perchè non mancavo di giorno in giorno tenerlo informato di tutto, anzi pure di ora in ora così di giorno come di notte, quando ce n'era il bisogno; in quanto agli altri Ministri avrei provveduto; ed infatti tornato allo Uffizio, mi dolsi col sig. Montanelli, che tanta poca diligenza ponesse a compire non pure un riguardo verso persona tanto autorevole, ma un dovere costituzionale verso il Capo dello Stato.
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