Adesso favellerò del mandato e dei motivi che me lo fecero lasciare indefinito. Quali discussioni sostenessi col signor Montanelli su questo proposito, in parte esposi. Ai ragionamenti riferiti aggiungeva: - "supposto che Carlo Alberto esca vittorioso dalla guerra italiana, egli è verosimile che voglia deporre la sua Corona davanti ai Commissarii della Costituente, rassegnandosi a portarla quando essi glielo avranno concesso? E quando, per vano simulacro, adoperasse così, chi avrebbe osato disdire a lui trionfante e gagliardo su le armi? Il Re di Napoli gli pareva egli uomo da cacciarsi a chiusi occhi in questi ginepraj? Voglionsi le cose o le immagini delle cose?" - Montanelli andava pensoso, ma diceva assai avere sofferto sbocconcellato il suo progetto; nè potere senza scapito di reputazione consentirlo più oltre; e poichè gli riusciva difficile sostenere il suo programma politico, probità di uomo e dovere di Ministro consigliarlo a dimettersi. Il signor Montanelli propose alla Corona espressamente, esplicitamente, la sua dimissione, e per dimostrare la parzialità sua pel Ministero, accettava la rappresentanza toscana presso la Corte di Torino.
Alla Corona piacque farmi l'onore di consultarmi su questo negozio, ed io le osservai: "Vuolsi o no conservare il signor Montanelli al Ministero? Se no, accettisi la dimissione; in quanto a me, riduco volentieri la Costituente in termini più limitati. Se sì, egli non può moralmente nè politicamente tirarsi indietro." Ho motivo di credere che il Ministro d'Inghilterra consigliasse accettarsi la dimissione del Montanelli.
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