Questa illustrazione poi ho creduto dover fare, perchè è vera, e perchè è onorevole al Principe.
Dicono, che il romano Niccolini precedesse il sig. Montanelli nel portarmi notizia della partenza di S. A. da Siena; e questo sarà. Montanelli è certo che venne più tardi al Consiglio. Le tremende e moltiplici commozioni di cotesta notte, e del giorno successivo, non mi lasciarono distintissima la memoria dei casi, ma io mi ricordo che alla malaugurata notizia io rimasi tutto sbigottito.
Niccolini con accese parole instava dicendo: doversi ormai proclamare la Repubblica e la decadenza del Principe; me avrebbe fatto eleggere Dittatore e Capo; di qui non potersi uscire. E siccome, recandomi coteste proposte incomportabile gravezza, io proruppi in acerbi rimproveri contra di lui; egli diventato a un tratto, di carezzevole, minaccioso e protervo, gridò: noi ti costringeremo!
Questo fatto, che avrebbe forse schernito l'Accusa se riposasse sopra la mia semplice affermativa, come alla Provvidenza piacque, viene provato largamente in processo dagli stessi testimoni ricercati da lei.
Rimasi sbigottito, pensando alle condizioni del Paese e alle mie. Lo Stato derelitto come cadavere sopra la strada pubblica; ogni ordine sciolto; cessata tutta autorità; nessun mezzo da fare riparo... nessuno; su la forza materiale, inferma e poca, non era da contare; la forza morale aveva dato vinto il campo. Nei politici sconvolgimenti, abbiamo veduto sempre afferrare il Potere quel Partito che dura un po' meno disorganizzato; e quantunque più tardi, come già notai, se non si accorda al voto universale, forza è che cada, nonostante in quella prima confusione vince, e domina.
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