Migliaia e migliaia di persone, tinte in chermisi fino alla radice dei capelli, presero a impallidire da un lato dopo la battaglia di Novara, e di tanto progredirono, che, svanito anche il verde, dopo il 12 aprile si trovarono perfettamente partiti di rosso e di bianco. Cotesti esempj non fanno per me: prima che la dignità umana abbia a ricevere offesa per mia viltà, prego Dio a ritirarmi la vita. Io non aspettai questo infortunio a chiarire come pensassi della Repubblica, e mi mostrai avverso alla medesima prima dello Statuto, dopo lo Statuto, semplice Deputato, e Deputato e Ministro, libero, e prigioniero. Pei tempi che corrono, o non pare ella all'Accusa siffatta costanza mostruosa quasi?
Nel 19 novembre 1847 ragionando per lettera col marchese Gino Capponi (che in quel tempo erami amico, e potrebbe essermi ancora, se fosse rimasto sempre solo coll'anima sua) intorno ai miei concetti politici, gli scriveva in questa sentenza: "Io vedo, e vedo certo, disordine e impossibilità di scopo a cui tendiamo, per difetto di razionale organismo. Per me la questione è semplice: il Governo cerca forza; hanno a dargliela i cittadini? Se il Governo si mantiene assoluto, no; - se modifica il suo principio convenientemente, sì. Io, perdurante la mia vita, ho combattuto il primo, e certo non posso nè devo sovvenire che al secondo. Nonostante, se questo mio fosse errore, se dovesse contristare i migliori e più sicuri amici miei, io non rinunzierò alla mia opinione, ma la chiuderò nel mio seno, e romperò la penna, - pregando Dio che voglia abbreviare il termine prefisso alla mia vita(151)."
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