Ed anzi peggio, perchè le angustie del luogo avrebbero, ad ogni evento, impedito l'uscire, aumentati i pericoli. Finalmente, a tutelare l'Assemblea erano state prese le provvidenze necessarie. Il Decreto del 10 giugno 1850 argomentava il reo disegno dal trascurato invio di ordini al Capitano della Guardia Civica stanziata alla porta di sotto, per opporsi allo ingresso della moltitudine tumultuante; ma in qual punto avrei dovuto trasmettergli io ordini siffatti? Prima o dopo l'apertura della Seduta? Se prima, ordini speciali per cosa che s'ignora non se ne possono dare; inoltre il Capitano non riceve ordini dal Ministro, ma dal suo Superiore; e poi il Capitano posto a guardia ha ordine generale di difendere la sicurezza dell'Assemblea; nella quale generalità, naturalmente, rimane compresa la specialità di operare quanto reputa convenevole per adempire il fine della consegna. Lo intento della moltitudine non poteva essere dubbio se, come narra l'Accusa, infuriava tumultuante e schiamazzante, con cartelloni che dicevano, a lettere da speziali, quello che volesse fare. Che cosa altro si domanda per conoscere che l'Assemblea sta per essere violata? Che più si aspetta per sapere venuto il momento della difesa? Se le Guardie, spesso collocate a distanza grande dai Superiori, avessero ad aspettare, via via che la occasione si presenta, ordine speciale per agire, verrebbero a portare sempre il soccorso di Pisa. Ora, nel caso in discorso, io non poteva conoscere quello che si faceva per di sotto, stando nell'Assemblea; e sarebbe riuscito festoso che per me si mandassero ordini per impedire lo ingresso della moltitudine tumultuante, quando la vedeva già entrata!
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