E la mia lettera suonava in questa sentenza: "Amico. Se io credessi vero quanto nell'acclusa lettera si legge, io non te la manderei. Da quella vedrai come in questi tempi infelici la calunnia non risparmia te nè la tua famiglia. Se puoi argomentare da quale mano nemica muove cotesto foglio, badati. In quanto a me è inutile dirti che simili infamie non valgono a farmi mutare opinione intorno ai probi uomini, fra i quali novero meritamente te. Fammi grazia salutare il Sig. Duchoqué, il quale ebbi l'onore di conoscere in circostanza non troppo piacevole, ma non per cagione sua. Addio.
Firenze, 20 ottobre, 1848.
Aff. GUERRAZZI.
Al Sig. Avv. Ferdinando Fortini Regio Procuratore Firenze(188)."
A certo altro facevano guerra (Stefano Stefanini Commissario degli Ospedali di Livorno) e n'era pretesto l'affezione al Governo passato, gli onori ricevuti da quello; motivo vero la cupidità della sua carica onoratissimamente esercitata. L'egregio uomo tra le angoscie della iniqua persecuzione smarriva l'animo, e a me per aiuto scriveva. Ecco come io lo confortava: "Amico carissimo. - A questa ora avrai pace, lo spero, e poi lo voglio. Ed ho potuto, e voluto, quando ero nulla; pensa se adesso! - La mia amministrazione sarà breve o lunga, poco importa, ma sarà di giustizia. Dunque rispondimi se ti lasciano tranquillo. - Eccoti una supplica. Se merita, ti offro modo di fare un bene, e conciliarti favore; - se non merita, - nulla: Addio."
Dirò altrove del giovane Boiti per sospetto degli Arrabbiati dovuto allontanare, e poi da me restituito in ufficio.
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Sig Sig Fortini Regio Procuratore Firenze Stefano Stefanini Commissario Ospedali Livorno Governo Boiti Arrabbiati
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