Sig. Poggi. Sono incaricato dal Governo Esecutivo di rispondere alla sua del 23 spirante. Avanti tutto le faccio sapere che le di lei osservazioni, in essa manifestate, sono ritrovate non giuste, ma giustissime. Nel tempo stesso rendo a sua piena cognizione, che il Governo mai ebbe in animo di ridurre il Palazzo della Crocetta ad uso di Quartieri, nè per ora soggetto a nessuna innovazione. Il Governo conosce benissimo le convenienze, e molto più sa rispettare le opere di Arte: mai è stato vandalo. Si rassicuri, caro sig. Poggi; usi il solito attaccamento alle cose affidatele, e vada persuaso che comunque girino gli eventi, i galantuomini sono sempre rispettati, e riveriti.
(Così allora credevo.) "Se il Governo non ha potuto in tutto e per tutto ostare alle esorbitanze e agli arbitrii dei molti intemperanti, non è stato suo volere, ma sola mancanza di cooperazione, e di forza. Dove non è ordine, non è legge. Però mai sotto il suo Governo (cioè del Guerrazzi) saranno compiti atti di violenza, nè contro le cose, nè contro le persone, di qualunque condizione si sieno(193)."
A me da tempo remotissimo era noto il signor Poggi, che fu amico di mio padre, e sovente me lo era venuto ricordando con affetto, sicchè quando lo rividi, lo accolsi come conoscenza antica: però questa lettera, oltre lo scopo pel quale adesso è citata, giova maravigliosamente a provare quante esorbitanze avessi a subire, e a quante, con mio sommo dolore, non mi trovai capace di riparare per difetto di forza e di sussidio!
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