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      Io di altri Popoli nè so, nè parlo; ma affermo, che non ostante la ebbrezza e il furore di molti, gli eccitamenti interni ed esterni, la viltà e la pazienza, - la grande maggioranza dei Toscani, finchè vissi nel mondo politico, non era repubblicana; il Partito compariva, più che non bisognava, gagliardo a violentare e a distruggere, ma per creare cosa durevole, non sarebbe bastato. Questa gente, infervorata nella sua idea, non vuole comprendere come con uomini, che al vedere bandiere, udire tamburi, gridi e simili altre diavolerie, guardano trasognati, poi si ritirano in casa chiudendo le finestre, non si può creare Repubbliche. La grandissima maggioranza delle persone educate in Toscana, stando al Ministero e prima, conobbi appassionata delle vere libertà costituzionali, e non delle bugiarde che si gittano alle genti come un osso da rodere, e poi non si vogliono o non si possono mantenere; agli altri, in ispecie ai campagnuoli, bisognava dare ad intendere la Libertà come la dottrina cristiana. Io certa volta dissi alla Corona, che il Governo doveva essere educatore di libertà in Toscana, e mi parve dire bene; se i tempi sono mutati dopo due e più anni di carcere, non so, nè m'importa conoscere; ma allora era così. Intanto i Repubblicani mi regalano il titolo di stolto, e sarò; mi basta quello di onesto: ma quello che parrà più strano a credersi, si è che mentre i miei Giudici mi tengono in prigione per avere cospirato contro il Principato, e promossa la Repubblica, i Repubblicani protestano che mi ci avrebbero messo eglino medesimi, per averla attraversata: "La Repubblica Romana era divenuta per esso come uno spino, e quello spino vie più gli era infesto, allorchè gli si


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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