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      Ma se a tutto non avessi potuto riparare, come sarebbe giusto imputarmelo? Se portai le mille libbre e non potei le due mila, i miei Giudici non solo mi negheranno la mercede per le mille libbre portate, ma pretenderanno multarmi per le mille che non ho potuto portare? Egli è invano, che i miei Giudici rigetterebbero questo paragone e questa conseguenza; i loro argomenti procedono sempre così. In quanto poi al secondo scopo che mi era proposto, ecco come riuscii a salvare la somma delle cose. Vuolsi principalmente avvertire, come principio emesso dai Repubblicani, in ispecie quando si agitò la questione se la Lombardia dovesse unificarsi al Piemonte, fu consultare il voto universale, imperciocchè, abolita ogni idea di diritto divino, reputino il Popolo origine di tutta sovranità. Il quale principio oggi non pure è dei Repubblicani, ma vi si accostano eziandio quelli che si mostrano caldi promotori delle regie prerogative. "Io credo che la sovranità, secondo la teoria costituzionale, risieda esclusivamente nel Popolo, il quale delega a questo il potere legislativo, a quell'altro il potere esecutivo;" diceva il Montalembert (il quale, credo che non importi avvertire che non è Repubblicano) nell'Assemblea di Francia il 10 febbraio 1851. Il Governatore di Livorno con Dispaccio dell'8 febbraio avvisava, come Giuseppe Mazzini arrivato (al mal fagli male), su l'alba di quello stesso giorno, a bordo dell'Ellesponto, arringando al Popolo avesse concluso: "che la Toscana doveva aspettare le determinazioni della Costituente - e di Roma(198)." E sue precise parole furono: "La nazione, per mezzo dei rappresentanti del Popolo, eletti col suffragio universale e con libero mandato, farà conoscere le sue volontà, e noi c'inchineremo al sovrano(199)."


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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