... "perchè l'unica legalità nelle rivoluzioni sta nello interrogare.... nello indovinare il volere del Popolo, e nello attuarlo(201)." Tra interrogare e indovinare passa divario grande, quasi quanto tra il complice e lo impotente, o tra tutti e taluno dell'Accusa. Ma egli è così: là dove lo spirito di parte detta i giudizii, si affacciano sempre le medesime formule di sofisma. Fatto sta, che si voleva commuovere, rimescolare il Popolo, e, s'era ebbro d'acqua arzente, dargli a bere olio di vetriolo. Così s'incendiano gli Stati, non si costituiscono, ed io non ho voluto rovine. E poi neanche poteva conseguirsi quello a cui tendeva, perchè ai deliranti non faceva mestieri aumentare delirio, e pei repugnanti ogni argomento tornava inutile, per la ragione dichiarata poco anzi dello starsi a vedere e poi chiudere le finestre. - Abbiamo veduto altrove Popoli interi muoversi e insorgere al nome di Repubblica: ma io credo che vadano grandemente errati coloro che immaginano le moltitudini si muovessero unicamente per forma di governo, che neppure intendevano; parte si mossero per fame, parte per ingiurie patite, parte per odio di feudali istituti, parte per amore di libertà: altri per altre cose. La formula delle rivoluzioni somministrano gl'intelligenti, le passioni, il Popolo: donde avviene che tutte le tendenze unite a distruggere, disaccordino poi sul modo di fabbricare. La ragione, per la quale i Partiti compaiono a prova prodigiosamente deboli a governare, si è questa, che il fascio, stretto durante la battaglia, si scioglie dopo la vittoria.
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