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Finchè pertanto i Repubblicani si stavano ai ragionamenti, che erano: inutile consultare il Popolo, dacchè per le petizioni dei Circoli, dei Municipii, della Guardia Civica, e per le acclamazioni delle genti, il voto si dimostrava patente; io rispondeva: tanto meglio: s'è vero come supponete, apparirà solennemente manifesta la propensione dell'universale per la Repubblica; ma non falsiamo il principio del suffragio da voi stessi predicato: guardate a non comparire apostoli bugiardi: parmi, ed è indegno di uomini che si vantano creatori di nuovo ordine di cose, incominciare con la menzogna, ch'è vizio della viltà. Così non ho mai veduto incominciare i reggimenti gagliardi. Romolo inizia il suo regno con un atto di ferocia, ma non di bassezza. Ora con quale fronte vorrete adoperare voi le medesime arti, che più diceste aborrire negli avversarii vostri? Voi sostiene la opinione di lealtà; di amici sinceri del Popolo, voi diventate sopraffattori e tiranni. Voi, Mazzini, avversaste Vincenzo Gioberti, quando, prima che la vittoria decidesse le fortune italiane, voleva che Lombardia si aggiungesse al Piemonte, e dicevate non essere quello il momento di sturbare con importune trattative il pensiero dei Popoli, che unico doveva concentrarsi nella guerra della Indipendenza; ed io vi detti ragione(202). Ed ora quello ch'era buono per Lombardia e Piemonte, non è più vero per Toscana e per Roma? Ma lasciamo questo da parte: come potete pretendere onestamente proclamata la Repubblica a tumulto, mentre l'aria dura commossa dalla vibrazione della vostra voce, che diceva: "che la nazione deve dichiarare la sua volontà per mezzo dei rappresentanti eletti col suffragio universale?
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