In breve somministrerò prove più speciali ancora della violenza subíta; adesso giovi ricercare qui, se a questa procella avesse potuto resistersi. Io penso di sì quante volte il Principe non avesse abbandonato il Governo. Bene altramente gravi, così per gli uomini come per le cose, erano le circostanze che accompagnarono in Inghilterra la rivoluzione del 1688; nonostante tra quelle che davvantaggio la favorirono, Hallam pone la fuga di Giacomo II(216); ed Hume, narrando come il Re dopo avere inviato la Regina e il figlio in Francia, egli pure, secretamente, si muovesse verso la foce del Tamigi dove l'aspettava un vascello, considera che questo passo ebbe a riuscire grato ai suoi nemici più di ogni altro suo procedimento. Questo storico gravissimo espone, come gli emissarii di Francia, fra i quali l'ambasciatore Barillon, erano affaccendati attorno al Re suggerendogli, male a proposito, nessuna cosa potere operare più acconcia a sconvolgere il paese quanto la sua partenza. E che così opinassi ancora io pel nostro Paese ne porgono testimonianza il Dispaccio diretto al Governatore di Livorno, dove dichiaro che lo allontanamento del Principe sarebbe il peggiore dei mali; e gli altri al Presidente del Consiglio, dove gli raccomando a fare ogni prova per ricondurre il Principe e la sua famiglia a Firenze, e di salvarlo anche suo malgrado. Prevalsero altri consigli, dei quali ebbi prima dolore e pericolo, ed ora ho il danno.
Giacomo II, abbandonando il Governo, non destinava persona a reggere durante la sua assenza, per lo che grande fu in Londra la sorpresa dello evento, e "ognuno vide le redini del Governo abbandonate ad un tratto da chi le teneva, senza che nessuno apparisse il quale potesse avere il diritto, e neppure la pretensione d'impadronirsene.
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