In quanto alle dieci monete che ordinai pagassersi al Niccolini, e' fu appunto per non serbare obblighi seco, il quale per insinuarsi nell'animo del mio giovane nepote, o per altra causa che il muovesse, volle donargli una carabina, e questi vago di armi accettò. Io come prima lo vidi, instai a che, o si riprendesse la carabina, o ne accettasse il prezzo: dopo averlo rifiutato, egli alla fine accettollo; ed io, che non avevo la moneta addosso, gliela feci pagare in dieci francesconi dallo Adami, perchè convivendo meco egli mi andava debitore della sua quota di spese di casa. - La carabina deve essere stata rinvenuta nella stanza di Palazzo Vecchio abitata dal giovane. I conti col signore Adami nè anche adesso sono fatti, nè si fecero mai, onde io non potei accorgermi se mi avesse portato a debito, come doveva, le L. 66. 13. 4.
A confermare questa spiegazione agevole e piana, concorrono il modo confidenziale del biglietto: - Adami. Paga dieci scudi a Niccolini. Guerrazzi; - che dimostra come io m'indirizzassi all'amico, non al Ministro, e la omessa indicazione dello uso della moneta, il quale è costume specificare quando si tratta di pubbliche spese; e finalmente io credo, che non sieno mancate testimonianze validissime intorno alla verità del fatto: nonostante l'Accusa tiene in tutto e per tutto le pugna strette, quasi paurosa che schiudendole un poco si volino via le raccolte incolpazioni. Dieci scudi? E in questa somma l'Accusa presume vedere la giusta mercede di una rivoluzione?
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