a condizione:
Che la forma politica definitiva della Toscana si rimetta alla decisione della Costituente Italiana; eChe frattanto il Governo Provvisorio deva unirsi e stringersi con quello di Roma, in guisa che i due Stati agli occhi del mondo ne compongano uno solo(255)."
Rigoroso il mandato; palese il tranello, però che in quel medesimo giorno l'Assemblea Romana votava la decadenza del Pontefice, e la Repubblica, ed è da credersi che di ciò fossero troppo bene informati i Caporali del Circolo quaggiù; per la qual cosa quello che la immediata Unione con Roma volesse dire, ognuno sel vede. Infatti, il Plebiscito del Popolo fiorentino non era presentato mica come un voto o un consiglio: al contrario, come ingiunzione, che equivale "all'obbligo espresso di percorrere la strada tracciata intieramente senza riposo(256)."
Ed io per parare il colpo, e tutelare il mio capo, ormai mi vedeva abbandonato da tutti. Il Municipio si opponeva forse? Protestava egli? Si dimise? No. Egli prese parte agli atti governativi. Finchè il terreno apparve ingombro di spine, stette dietro al Governo: quando seppe da lui, che la Toscana si mostrava aliena alla Unione con Roma e alla Repubblica; quando conobbe gli ostacoli remossi; e sopra tutto quando non ci era pericolo; allora spiccò bravamente la corsa, e vinse il palio.
Sì, io non serbo amarezza; ma, o voi del Municipio, che a tale orribile passo, con arti di cui la pubblica coscienza raccapriccia, mi avete condotto, ditemi: non mi deste conforto e soccorso nella universale trepidanza a preservare da ruina il Paese?
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