Ministro dell'Interno, "Sento il bisogno di manifestare l'animo mio intero. Signori! Io, con quella maggior fede che un uomo del Popolo può esercitare, ho servito fedelmente Leopoldo Secondo; e debbo dirvi, o Signori, francamente, era offuscato da un gravissimo errore; imperocchè io credeva che libertà di Popolo e Principe potessero stare insieme. Mi confortava in questa mia speranza il considerare Leopoldo Secondo, per quanto egli mi diceva, onestissimo e dabbene.
Oggi questa speranza è caduta; questo velo si è squarciato, ed io devo solennemente dichiarare che Leopoldo Secondo non ha corrisposto per niente alla fede con la quale noi lo abbiamo servito. Per conseguenza, io sono stato chiamato al Governo Provvisorio dal Popolo; sono stato confermato dalla Camera dei Deputati toscani; chè altrimenti io non accetterei questo mandato; intendo esercitarlo a benefizio del Popolo, non intendo esercitarlo a benefizio di Leopoldo Secondo, che giusta la mia opinione ci ha traditi."
L'Accusa, ad escludere la difesa, oppone che io non poteva essere dominato da timore, imperciocchè poco innanzi avessi esposto, che io non aveva paura del Popolo. Della malevola quanto irragionevole induzione, che ricavasi da queste parole, altrove ho discorso, e a quel punto rimando. Qui aggiungo (e chiedo venia al lettore se lo trattengo di studii filologici, dacchè io nol faccio per vana saccenteria: mi compianga piuttosto vedendomi, con Toscani Giudici, ridotto perfino a raddrizzare il significato di parola toscana), qui aggiungo, che dove mai avessi dichiarato nell'Assemblea non avere paura, questo non esclude che più tardi dovessi concepire timore.
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