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      Me atterrato, chi saliva in Palazzo? Domandatelo agl'impiegati più alti, a cui le labbra diventavano pagonazze discorrendo fra loro di cotesto pericolo.
      Supponiamo, che vedendo impossibile mandare ad esecuzione la proposta Corsini, io ne avessi tolto pretesto a rassegnare lo ufficio, e si fosse sparsa in quel giorno fra le turbe commosse la voce, che io mi era dimesso per la insorta opposizione; avete mai pensato a quello che stava per nascere? Certo non ci avete pensato. Sì, ripeto; se il Senatore Corsini fosse stato informato della condizione delle cose, pensando quanto grave posta giuocava con le sue parole, si sarebbe taciuto. Invero gli avvisati colleghi del Senatore con cenni lo ammonivano a desistere, sicchè egli ebbe luogo a correggere il detto, e il Senatore Capponi, sempre più confermando la grave sentenza riportata altrove, aggiungeva:
      Questo è certo. Il Paese è in una di quelle necessità supreme dove il Potere mancando, il Paese provvede a sè stesso. In questa necessità di cose, il Senato vota per quel Decreto ch'è stato proposto. Il Senato non può fare altro, e intende di farlo come rappresentante della Nazione, o del Popolo, giacchè Popolo e Nazione sono sinonimi.
      Il Senatore Fenzi dichiarava unirsi alle parole del Senatore.. - ' Capponi.
      Donde si conosce, che il Senato sentiva la necessità di esprimere il suo voto, non più come uno dei poteri costituiti nel reggimento costituzionale, ma come rappresentante di Popolo, e in virtù del presuntivo mandato, che la parte eletta della Nazione conferisce sempre agli uomini insigni per dottrina, per costumi distinti.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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