Mi conferma nel mio proposito la visita del padre suo Principe Don Tommaso, sollecitatore della protezione del Governo, per circolare liberamente nel Granducato e recarsi fino a Genova senza sospetto, adducendo lui essere capo di famiglia e non tenuto pel fatto dei figli; in quanto a sè, tutto il mondo sapere quello che a benefizio di Roma avesse adoperato, e potermi mostrare altresì la patente amplissima rilasciatagli dal Popolo romano in guiderdone, non meno che un consulto di solenni Teologhi declarativo la erronea opinione di coloro che supponevano i Rappresentanti della Costituente italiana o romana meritevoli di scomunica. Ed io, mentre della esibizione di questi documenti lo ringraziava, penso avergli detto parole cortesemente idonee a rassicurarlo da qualunque dubbio avesse potuto concepire.
Sarebbe giusta cosa ricavare adesso da simili ripieghi, che ogni prudente cittadino pratica in tempi difficili per uscirne illeso, argomento di accusa e d'ingiuria contro cotesti signori, dicendo loro: "Quei vostri furono atti e parole di chi ha doppio il cuore per gettarsi a quel Partito che avesse trionfato?" Ci pensi l'Accusa.
Non basta ancora: imperciocchè quando l'Accusa crederà, ch'io mi abbia vuoto il sacco, spero ritrovarci frugando qualche altra cosa che valga, non dico a farla vergognare, che questa è da altri omeri soma, che dai miei, ma almeno a confonderla. Sappia pertanto l'Accusa, che il Senatore Corsini, il quale siede adesso nei Consigli della Corona, scrivendomi privatamente mi si professò parziale, ed in fine adoperando parole di affetto disse essere rimasto, non che contento, edificato della mia cara politica.
| |
Principe Don Tommaso Governo Granducato Genova Roma Popolo Teologhi Rappresentanti Costituente Partito Accusa Accusa Accusa Senatore Corsini Consigli Corona
|