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Il primo delle 2 e 1/2, strappato a forza, porta seco evidentemente la prova della violenza immediata, avvegnachè vi si legga perfino la dichiarazione della decadenza del Principe, che sempre ho combattuta e impedita.
Nel secondo delle 5 e 10 minuti, è gittata la parola che accenna l'áncora di speranza, con la quale in quei fortunosi frangenti immaginava salvare il Paese: "Si rammentino tutti, che sarà proclamata presto la Costituente TOSCANA."
Quando non occorressero altre prove, per conoscere che il Dispaccio dell'8 febbraio 1849, ore 6 p. m., fu imposto dalla violenza della Fazione trionfante, basterebbe questa sola, ed è che facendo scrivere il 14 febbraio 1849 (giorno della Spedizione a Santo Stefano) al Governatore di Portoferraio, lo ammoniva: "Se il Principe è partito, non è decaduto; lo Stato non è perciò venuto a mancare; le leggi non sono abolite ec(272)." Ma importa inoltre riflettere alla inanità del medesimo. Generalmente, me non reputano stupido affatto: però, se la condizione mia non fosse stata in quel punto pericolosa così da farmi temere ogni obiettare fatale, se io avessi sperato, che tra i furibondi schiamazzi dei comandatori la Spedizione di Portoferraio potesse avere luogo consiglio, come non richiamarli a considerare "che ritenuta certa la partenza del Principe per Portoferraio, di due cose dovevano ammetterne una, o che il Principe vi fosse arrivato, o no? Se arrivato, o gli Elbani nol vogliono accogliere, e allora qual forza possono aggiungere a loro cento o duecento persone?
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