All'Accusa sembra che tutti questi elementi qui condensati escludano perfino la possibilitā, che io mi trovassi nei primi giorni costretto a consentire quelle cose a cui non trovavo riparo, nč con la forza, nč con la opinione, nč con lo ingegno.
Che Dio benedica l'Accusa! Se si confronteranno i varii Dispacci scritti nel giorno 8 febbraio, dalla forma stessa del linguaggio, chiunque imparziale consideri, argomenterā la maggiore o minore coazione, che in quel momento pativo. Infatti nei Dispacci telegrafici scritti a dettatura sotto la immediata pressione, tu leggi d'ingratitudine e di nera perfidia: nel Dispaccio scritto al Governatore di Portoferraio si dice, che il Governo non puō permettere al Granduca di rimanere in una parte della Toscana; che la sua presenza potrebbe causare perturbazione, e forse guerra civile; la cacciata diventa invito di assentarsi.
Qui per avventura si obietterā: - e non potevate mandare contr'ordine segreto al Governatore di Livorno? - In qual modo spedirlo perchč giungesse a tempo? Per telegrafo forse? Allo Ufficio di Livorno era preposto tale, che prima di recapitare i Dispacci al Governo ne faceva copia alla Fazione. Tentai rimuoverlo, ma il Popolo tumultuante volle stesse fermo in Livorno; di vero egli serviva meglio lui, che il Governo. - Potevate mandare le lettere per la posta. - E chi se ne fidava? - Per messo particolare. - Non era agevole sottrarmi, nei primi giorni, alla incessante sorveglianza; e avrei trovato chi avesse voluto incaricarsene?
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