E trovatolo, in quale estremo pericolo non avventurava lui con me stesso? Adesso non doveva trattenermi il medesimo dubbio, che in buon punto mi persuase a resistere alle sollecitazioni del Colonnello Reghini a Livorno? Pių tardi, e quando credei poterlo fare senza danno, mandai persona a Livorno a chiarire i miei amici delle mie intenzioni, ma allora era impossibile. Pure via, tutto questo doveva arrischiarsi in negozio sė grave; arrisichiamo.... perchč? Per far pervenire il Dispaccio in mano di gente che lo avrebbero letto in piazza, alla presenza del Popolo!
Intanto, č vero che una frotta di furiosi intronava le orecchie gridando: "Bisogna cacciare il Granduca; Portoferraio sta per diventare la Terceyra di Toscana; di lā muoveranno trame, cospirazioni e guerra civile: egli č evidente: qui non vi ha mestiero indugio; bisogna provvedere, e subito; scrivasi al Governatore di Livorno, a quello di Portoferraio; da tutta Toscana si muovano gente. Il Popolo comanda questo e questo altro, e vuole essere obbedito, e subito: ora non hanno luogo discorsi, e guai a chi esita." Lo sguardo torvo, lo scrollare minatorio del capo, le pugna percosse sopra la tavola non si rammentano; tacere allora, e obbedire, fu la mia parte, senza potere nemmeno fare osservare la inanitā degli ordini. Nč meno insensata parevami la lettera, ch'ebbi a mostrare scritta, al Governatore di Portoferraio, con minaccia di destituzione; avvegnadio se il Principe fosse sbarcato, protetto da quattro legni da guerra, non il Granduca era in potestā del Governatore, ma il Governatore del Granduca; e supposto che il Governatore si mantenesse parziale al Principe, la minaccia di destituzione avrebbe destato la sua ilaritā(278).
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