Il Circolo fiorentino fino dal giorno 11 febbraio 1849, col pretesto di avvantaggiare la opera del Governo Provvisorio, tira a sè le milizie; così togliendogli ogni mezzo di resistenza si apparecchia a proclamare la Unione con Roma e la Repubblica: "Fino dalla mattina dell'11 il Circolo aveva mandato un proclama a stampa nelle due Fortezze, da Basso e di Belvedere, per avvertire i soldati delle mene traditrici di alcuni loro Uffiziali. Nè ciò fu senza effetto; perchè, nella sera, appena il Circolo, adunato in permanenza e armato, aperse la ordinaria discussione, molti militi, da bravi e buoni Italiani, sì dell'artiglieria che della linea, presentarono al Circolo una dichiarazione firmata ove proclamavano i loro patrii e italianissimi sensi, e la piena fede che avevano nel nuovo Governo, mostrandosi pronti a spargere il loro sangue per l'amatissima patria, l'Italia. Gli amplessi e i baci fraterni coronarono l'opera. Quindi fu fatto, discusso e dato loro un altro Indirizzo da recarsi in Fortezza agli altri fratelli della milizia, per sempre più riaffratellare tutti i cuori in un desiderio comune: la salvezza d'Italia(297)."
L'Accusa m'incolpa (e si è veduto) di avere conferito impieghi ai rivoluzionarii; i rivoluzionarii fino dal 12 febbraio mi rampognano all'opposto per non averli ricevuti. Chi di loro ha torto, chi ragione? Ambedue torto, imperciocchè la passione ingombri la mente, e alla pacata disquisizione del giudizio sostituisca l'astiosa agonia di nuocere.
Noi crediamo fermamente e con religione professiamo la massima che il nuovo Governo sia per dovere obbligato a collocare tutta l'autorità governativa e tutta l'autorità militare negli uomini che hanno saputo fare la rivoluzione, perchè altronde la rivoluzione repubblicana non è sicura.
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