Il Generale D'Apice, oppone l'Accusa, dichiara avere ricevuto lettera di mio, onde con parte della truppa si dirigesse a Grosseto; "ma poichè, egli aggiunge, si trattava che cotesta Spedizione doveva farsi contro il Granduca, che allora era in Maremma, io ricusai incaricarmene." - A vero dire, richiamando la mia memoria su questo punto, posso affermare risolutamente senza timore di essere smentito, che tale non fu il dubbio esternato a me dall'onorevole Generale; sibbene la ripugnanza di trovarsi con poca truppa e male ordinata fra Popoli tumultuanti. Questo però non toglie punto, che dentro l'animo suo accogliesse anche l'altro che accenna; solo dico che si astenne da parteciparmelo; e dov'egli mi avesse aperto l'animo suo, conoscendo la fede dell'uomo, lo avrei chiarito del congetturare suo falso; per tutela, non per offesa del Principe, volerlo io incamminare a Grosseto, e commettergli in quella città si fermasse, ogni aggressione contro Porto Santo Stefano sventasse, i moti tumultuarii prevenisse, il Paese quieto fino alla pronunzia dell'Assemblea toscana, che malgrado le opposizioni intendevo convocare, mantenesse.
Dell'ordine dato, e della raccomandazione che nessuno senza comando del Generale si avesse a muovere, oltre al Dispaccio mandato il 14 febbraio al Governatore di Livorno; oltre alle parole della Deputazione Grossetana, che la gente si sarebbe aggiunta seguitando il D'Apice; oltre alla dichiarazione, che per muoversi attendevano le milizie ordinate, ne fanno aperta testimonianza questi Documenti che ricavo dal Volume stampato dall'Accusa: ex ore leonis, come Sansone, il mele.
| |
Generale D'Apice Accusa Grosseto Spedizione Granduca Maremma Generale Popoli Principe Grosseto Porto Santo Stefano Paese Assemblea Generale Dispaccio Governatore Livorno Deputazione Grossetana D'Apice Documenti Volume Accusa Sansone
|