Nel maggiore uopo ci lasciava per taluni giorni senza avviso delle operazioni che gl'importava palesarci ormai compíte, comecchè di altre per minuto ci ragguagliasse; ed egli medesimo il confessa: "La rapida e incessante successione degli eventi, e le cure che ne conseguitano, assorbono così il mio tempo da non lasciarmi agio a quell'ordinato e quotidiano ragguaglio che avevo impreso, e che riannoderò come prima mi sia concesso, limitandomi di presente a darle conto dei casi più gravi, e delle più importanti misure(339)."
Il Rapporto del 14 febbraio incomincia con la protesta medesima: "Neppure oggi mi è dato riprendere la interrotta narrazione degli avvenimenti attuali, bastandomi appena il tempo e le forze di accennare di volo i più notevoli ed importanti(340)."
L'Accusa sostiene che, ricusato dal Generale D'Apice il comando della Spedizione pel Porto Santo Stefano, il Governo lo confidava al Pigli, il quale tosto incamminò La Cecilia per la Maremma verso Porto Santo Stefano. Contradizioni, e peggio: nè l'una cosa, nè l'altra. La Cecilia per ordine del Governatore di Livorno, non già spedito dal Governo o da me, precede la Colonna Livornese, e va per mettersi a capo delle Guardie Nazionali della Maremma; poi fa una giravolta, pubblica Proclami, nessuno gli dà retta, e torna maledicendo ai Maremmani. Il Governatore non ebbe mai altra commissione, tranne quella di adunare gente scelta, e dipendere dagli ordini del Generale D'Apice. A D'Apice fu proposto il comando delle forze nel caso che si avesse dovuto spedirle a Grosseto; egli non accettò lo incarico, e a nessuno altro venne conferito giammai.
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