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      Di questa lettera giova riportare la frase che accenna al pertinace proposito di fare sempre a suo modo: "Insomma se nulla si conclude qui tra oggi e domani, io torno; mi metterai in prigione, ma devo, ma voglio dividere le vostre sorti."
     
      Non tali auxilio, nec defensoribus istisTempus eget! -
     
      La Cecilia non era uomo da dire le cose e non farle; piuttosto prima le compiva, poi le diceva. Di vero il giorno seguente eccolo a Massa, donde m'invia la lettera in data del 28 marzo 1849, nella quale si propongono tre progetti: il 1° contenuto in altra lettera, che io non ricordo, ove non fosse taluno degl'indicati nella lettera del 27; il 2° di seppellirci tutti sotto le rovine delle nostre cittą; il 3° di fare offrire la corona al figlio del Granduca; questo ultimo mezzo repugna di molto, egli scrive, ma il Paese vorrą difendersi? E tanto basti per dimostrare come io provassi contrario La Cecilia nel periodo del Governo Provvisorio, da quando mi mostrai reluttante ad appagare i desiderii di parte repubblicana.
      Ora continuo esponendo i fatti attinenti a Carlo Pigli Governatore di Livorno; diventato, pił che capitano, mancipio della Fazione demagogica, ormai egli non ha pił potenza di fare il bene e d'impedire il male. Cotesta egregia Patria di cima in fondo compariva guasta. Il Governo, assentendo ai consigli del signor Marmocchi, pensa scambiare la Guardia Municipale di Livorno con quella di Firenze; e chiamata qui la prima, purgarla e spartirla in altre compagnie. Inoltre, ai suggerimenti del Ministro della Guerra Tommi compiacendo, accorda che il primo Battaglione di Linea si spedisca a Livorno, e quivi si riordini mediante un campo da stabilirsi nelle campagne littorane(356). Annunziando io queste provvidenze a Livorno, aggiungo: "Il Popolo attenda vigilante le disposizioni del Governo ormai disposto a procedere con severa giustizia contro tutti i perturbatori, e nemici delle libertą, sia civili che militari(357)." Queste parole ai caporali della Fazione erano savor di forte agrume; nell'anarchia confidando, per soverchiare il Governo, ecco s'industriano a lavorarlo di straforo, mettendo male biette tra il Popolo.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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