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      - Un tal fatto è talmente grave, che io lo considero come una vera offesa fatta allo esercito, che ho in questo momento l'onore di comandare. Come capo dunque di questo esercito, e nell'interesse del servizio, credo mio stretto dovere dirigermi alla giustizia del Governo, perchè un'ampia e pubblica soddisfazione sia data allo esercito, e al signor Colonnello Costa-Reghini, elevando questo al posto di Generale di Brigata, e dimettendo dal suo posto il signor Governatore di Livorno. Qualora il Governo non credesse a proposito di accedere alla mia richiesta, lo prego in risposta di volere degnarsi spedirmi la mia dimissione dal servizio(364).
      In tutto questo negozio io procedeva d'accordo col Generale, parendomi fosse pur giunta occasione di potere alla fine allontanare Carlo Pigli da Livorno, e precidere i disegni di coloro che agognavano alla estrema demagogia. - Invano il Colonnello Reghini scrive, averlo voluto libero il Popolo livornese, e accompagnato dal Governatore, e da parecchi Uffiziali della Guardia Nazionale, fra plausi e banda essere stato condotto al Palazzo Governativo; invano dichiara, per questo modo adempirsi l'ordine del Governo che lo voleva fino da ieri l'altro posto in libertà, ordine non ancora eseguito per timore di collisioni, non tutti i Circoli andando d'accordo nella mia liberazione(365); invano informa per via telegrafica il Ministro della guerra: "Sono in libertà per acclamazione popolare e generalissima. La mia confusione è grande: vorrei dimostrare al Popolo la mia gratitudine, al Governo la mia devozione; supplico la di lei ministeriale autorità, essermi interpetre, come lo è stato, a mio sommo vantaggio, il signor Governatore Pigli(366)."


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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