Io ben conobbi cotesta essere mala toppa allo strappato, e conoscevo a prova di che cosa sapessero cotesti Dispacci imposti dai presenti, e da loro prima letti, e poi mandati; però nel 13 marzo 1849, allo intento di superare le resistenze, conforto il Generale D'Apice a tenere il fermo nel domandato congedo: finalmente nel Consiglio le provvidenze da me proposte si mettono a partito, e si vincono; allora senza porre tempo fra mezzo, nel giorno 13 marzo, alla ora prima pomeridiana, mando per telegrafo a Livorno: "Il Governo invita il Governatore di Livorno a venire in giornata a Firenze, per conferire insieme su cose importantissime(367)." Arrivato a Firenze alle 7 pomeridiane, alle 9 si ordina al Colonnello Costa-Reghini: "È pregato a portarsi domani col primo treno a Firenze. Il Generale D'Apice lo vedrà appena arrivato(368);" e alquante ore trascorse, di nuovo, alle 3 antimeridiane del giorno 14 marzo, intímo a La Cecilia la partenza immediata, sotto minaccia, che avremmo lo indugio per tradita amicizia, come già in altro luogo opportuno fu debitamente notato.
A ben comprendere quanta industria fosse posta da me per indebolire la parte che strascinava il Paese alla demagogia, e quanta difficoltà incontrassi nella perigliosa impresa, prezzo della opera è sospendere alquanto questo racconto, e continuare quello che spetta alla Guardia Municipale.
La Guardia Municipale corrotta e governata da taluni che trovavano il proprio conto a mostrarsi smaniosi libertini, mercè la diligenza fatta, viene a Firenze, ed è stanziata a Santa Maria Novella.
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