Nell'ora della fuga i Principi tutti si somigliano, e interamente si palesano: e questa è opera di Dio.
Cacciato non da noi, ma dalle sue fallaci promesse e dai fatti arcani e dai vincoli di sangue che l'uniscono all'Austriaco, Leopoldo di Lorena non intende il Popolo nè l'Italia. Toscani, mostriamo ad esso che la Libertà, l'Ordine, le Leggi non s'incarnano in un uomo, non riposano sopra una volontà. Il Principe può andarsene, ma il Popolo rimane, e con esso il sentimento della propria dignità e de' suoi diritti. Col Principe adunque gli errori del passato, con noi le salde speranze di un riposato futuro, la gloria del combattuto presente.
I Martiri di Curtatone, il fiore più eletto della giovine Toscana non debbono essere caduti indarno. Se non giovarono alla causa dei Principi, essi tuttavia rimangono sacri a quella più schietta de' Popoli. Percossi in terra tornata a servitù, attendono che la Toscana con sapiente ardimento raccolga il frutto del loro sacrifizio. Fortifichiamo i nostri liberi ordinamenti politici, acciocchè l'Europa li rispetti e vegga in essi la unanime volontà di un Popolo al quale tutte le classi hanno diritto e debito di appartenere, il saldo proposito di una Nazione ridesta. Imperocchè le Potenze non si attentano di combattere i Popoli che vegliano concordi, ma sì quelli che, divisi in fazioni, guastano il concetto nazionale. Ricordiamo che la guerra civile è il più valido aiuto alla oppressione straniera, che i Potenti la soffiano, che i Principi la incitano.
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