Si fondano in cannoni le campane, si spoglino le chiese dei vani ori e dei male spesi argenti: si reclutino, marcino, combattano e frati e monaci e preti, come in altri paesi fu fatto; si costringa i contadini a marciare per la difesa comune, e i recalcitranti si pongano dinanzi ai cannoni o ci servano di mitraglia ai nemici: ogni pezzo di ferro, ogni pezzo di bastone sia messo a profitto: ai pali si aggiunga una ferrea punta, e servano ad armar lancieri: si riempiano pure le carceri, purchè si vuoti di nemici lo interno dello Stato. In quanto a noi, ne facciamo sacramento a Dio ed alla Patria, appena la campana del Popolo suonerà a stormo, getteremo a terra la penna, e, impugnando il fucile, sdegneremo riprenderla finchè l'ultimo dei Tedeschi non abbia sgombrato l'Italia, - finchè l'Italia non sia più un nome, ma una nazione libera e vincitrice.
E se questo momento sarà domani, i lettori nostri si tengano per avvertiti, - il nostro Giornale non apparirà che col riapparire del vittorioso vessillo repubblicano fralle mura della redenta Firenze.
Queste nostre parole erano scritte 24 ore innanzi degli avvenimenti di ieri sera."
Più cauta in parole, ma di partiti violenti punto meno bramosa, la Costituente del 21 febbraio predicava:
Cittadini del Governo Provvisorio di Toscana. - Il Paese è minacciato, l'Italia ci domanda soccorso; voi pure avete un debito da adempire, un debito grave e solenne verso la gran madre comune. Gridammo armi ed armati, gridammo denari, energia, impeto di rivoluzione, e di patria carità ardente ed efficace; or come fummo ascoltati?
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