Non racconto novelle, ma cose che io stesso vidi. Fu già un uomo di cervello balzano, a cui venne in testa di fare raccolta di cornici; empito che n'ebbe un magazzino, cangiata voglia, si dette a comprare quadri e ad accomodarli dentro di quelle. Ora accadeva sovente che i quadri non capissero nelle cornici, di che il buono uomo punto si turbava, ma tagliato quel tanto che sopravanzava ce li faceva entrare di santa ragione. Così tagliò fin quasi ai ginocchi un quadro giudicato di Rubens, che rappresentava il caso della coppa di Giuseppe rinvenuta nel sacco di Beniamino, il quale, rimasto nella mia Patria, rende perpetua testimonianza della barbarie dell'uomo. L'Accusa, non so se abbia comprata da altri, o se abbia fabbricata con le sue mani una cornice; fatto sta, che ha preso testimonianze e documenti, e ce gli ha provati; quei, che a parere suo c'incastravano, ella ve gli aggiustò con amore; a quelli che non v'incastravano ha tagliato inesorabilmente le gambe ribelli.
Ecco come scrive il Dottore Antonio Mangini: "Nel giorno successivo all'Adunanza del 16 febbraio, per mezzo di Roberto Ulacco, da lei specialmente ed appositamente inviato, ricevei una lettera urgentissima, nella quale accludendomi un lungo scritto tendente a dimostrare la inopportunità della Unione con Roma, e della proclamazione della Repubblica, mi commetteva lo pubblicassi a modo di Proclama, e per tal modo ne rendessi convinti i Circoli, e il Popolo di Livorno. Comunicai questo scritto al Dottore Mugnaini, a cui restò. Questo Proclama era intempestivo, perchè veniva dietro la deliberazione presa.
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