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      Più che mai ardenti e minacciosi tornavano ai rimproveri avventati contro me fino dai primi giorni di febbraio(442).
      In quel giorno i Settarii andavano insinuando malignamente parole mortali contro il Governo Provvisorio, o piuttosto contro di me: "già la calunnia investe i nomi rispettabili dei componenti il Governo Provvisorio; già i reazionisti esitanti fino all'ultimo momento a mostrarsi a visiera alzata, susurrano iniquamente gli uomini del Governo nostro temporeggiare per concerti fraudolenti col despota piemontese, insinuano volere essi conservare lo Stato allo austriaco Leopoldo, e, senza compromettere sè stessi, lasciare che il loro Partito si comprometta, e si perda(443). Così fingevano compiangere i mali, che eglino stessi seminavano: lacrime di coccodrillo erano coteste. Ed in quel giorno G. B. Niccolini strillante come uccello del malo augurio, più spesso che mai avesse fatto, andava urlando dintorno: "Giù il Guerrazzi dalle finestre, e chiunque si oppone!" Incominciava per costui a diventare idea fissa quel mandarmi capovolto dai balconi del Palazzo; nonostante questa ed altre tali tenerezze, l'Accusa ritiene, che il Niccolini "continuò a godere, almeno per certo tempo, come in avanti, della confidenza e intimità dei Triumviri, non escluso il Guerrazzi!"
      La fiumana, rotti gli argini, allaga; la Repubblica in mezzo a fremiti è bandita, il Principe si urla decaduto, chiamato a morte De Laugier, l'Albero... ma che parlo io di Albero? una foresta di Alberi sorge su per le piazze e pei crocicchi di Firenze; e non solo la Repubblica, la Decadenza del Granduca, la Unione immediata con Roma, e la morte del Generale De Laugier si urlano, ma si riducono in Plebisciti.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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