Però, se cotesti Giudici e cotesti Accusatori non vi erano, vi ero io, e vidi intorno a me, soldati dell'ordine, il Gonfaloniere Peruzzi, il Generale Zannetti e quello Adami che osarono processare, e Romanelli e Franchini che ardirono accusare, ed altri parecchi cittadini onoratissimi i quali con la vista e con la voce mi confortavano a durare cotesta lotta mortale.
L'Accusa, cui sembra poca cosa differire, può intanto conoscere che per essere state differite in quel giorno la decadenza del Principe e la proclamazione della Repubblica, nè allora nè poi furono atti compíti cotesti.
Sentiamo adesso come ha coraggio incolpare l'Accusa. Il Decreto del 10 giugno, e con poche varianti sul medesimo tema il Decreto del 7 gennaio, e l'Atto di Accusa del 29 gennaio 1851, sostengono, la Spedizione armata volta verso Lucca essere in gran parte composta della gente straniera, la quale allora infestava il Paese: guidandola io, avere incusso da per tutto paura d'incendio e di saccheggio alle campagne che la impresa del Laugier e la causa del Principe si fossero attentate a favorire: Laugier da me con Decreto messo fuori della Legge, e da me costretto a rifuggirsi, quasi solo, in Piemonte, abbandonato dalle sue milizie per opera nostra spaventate e corrotte.
A Cesare De Laugier mi legava amicizia antica; e veramente la meritava, come quello che dell'onore italiano si mostrò tenerissimo sempre. Di questo fanno fede le opere che, con lungo studio, dettò sopra i gesti degli Italiani in Ispagna e in Russia (dove i nostri soldati combatterono per le glorie di un Popolo, a cui, almeno per ora, non piacque porre la gratitudine nel novero delle virtù che gli fanno corona), e il desiderio di accendere dalle scene, scuola vecchia di vizio e di viltà, con drammi guerreschi la mente dei giovani alla milizia.
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