Egli procurò rendere popolare in Toscana la storia dei fatti di arme pei quali suonò onorato il nome degli esuli italiani su le remote spiaggie di Montevideo; e primo scrisse erudimenti per la milizia cittadina, ahimè! staccata acerba dall'albero dove avrebbe maturato rigogliosa e salutare. Per queste e per altre cagioni erami caro Laugier: egli pertanto scrivendomi, con lodi che mi parvero troppe, intorno al Decreto del 9 febbraio sul giuramento delle milizie, ammoniva mal consiglio essere stato quello di sciogliere le milizie dal giuramento, però che, già troppo inferme, per lo sciogliersi anche di cotesto vincolo sarebbonsi per avventura sbandate; i soldati avere già balenato con pessimi segni, più tardi avrebbe saputo ridurli al fine commessogli; lasciassi fare a lui, che egli gli avrebbe col tempo ridotti. Così egli scriveva a me; quello che al Ministro della Guerra scrivesse, ignoro; questo chiariranno gli Archivii del Ministero. Io gli rispondeva dandogli ragione, ed esponendogli come il Decreto fosse stato impresso nel Monitore senza la mia firma, anzi contro il mio consenso. Potrei io invitare Cesare De Laugier, a nome della verità, di ritornarmi, almeno in copia certificata conforme, la mia lettera? Diligente conservatore delle sue carte io so il Generale, ed egli in parte la citò nella sua relazione da Sarzana: giustizia vuole si conosca intera.
Della improvvisa mossa del Generale De Laugier tanto maggiormente io mi ebbi a restare sorpreso, in quanto che nel giorno stesso in cui egli muoveva con le sue forze contro lo interno del Paese, nel 17 febbraio, mandava al Ministro della Guerra: "Tenere bene le frontiere guardate; dove occorresse, farebbe il suo dovere di soldato(444)."
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