Io poi ho serbata a questa sede del discorso la lettera del 19 febbraio, perchè l'attenzione del lettore si fermi a considerare il tempo e lo stato delle cose in cui fu dettata.
Ora è da sapersi come il signor Gustavo Mancini con Dispaccio del 12 febbraio 1849, in assenza del Prefetto di Grosseto, domandasse le istruzioni, e come dopo cinque giorni il Prefetto medesimo, non le vedendo comparire, per averle insistesse. Dunque da ciò si rende manifesto, come io da ben sette giorni mi andassi indugiando a rispondere intorno al Granduca, però che scrivere spontaneo cosa che gli tornasse spiacente io non voleva, e cosa che a me e ad altrui nuocesse io non poteva. Giunto a Firenze nel giorno 18 febbraio il Dispaccio nel 17 mandato da Grosseto, che instava, affinchè al Pretore del Porto San Stefano le istruzioni domandate fino dal 12 del mese stesso si mandassero, il signor Marmocchi, il quale esercitava allora l'ufficio di Ministro dello Interno, meco per certo ne avrà conferito, e con altrui. Nel Volume dei Documenti occorrono di mio carattere due scritti relativi a questa lettera: il primo veramente è appunto come per ordinario ponevo nel margine dei Dispacci, contenente il concetto della risposta, che si doveva fare; il secondo è copia precisa della lettera mandata.
Lo appunto dichiara: "Le istruzioni furono date. Se S. A. ama, come dice, il Paese, repugna alla dignità e lealtà sue rimanere in parte ove serve di bandiera alla guerra civile. Rammenti, che la situazione attuale del Paese fu creata da lui, non già dal suo Popolo innocentissimo(451)."
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