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      Non era mica indovino io; e badate, se anche avessi indovinato, non per questo mi sarei trovato meno deluso, conciossiachè se la Corona, cedendo a improvvidi consigli, chiamò un giorno il soccorso sardo, il giorno veniente lo disdisse: però io avevo buon fondamento a ritenere il soccorso sardo non vero, perchè non verosimile(460).
      E qui ripeto, che l'obbligo di soccorrere quei Popoli alla nostra fede commessi ci correva grandissimo, dacchè pareva duro, dopo averli alienati dai Piemontesi, esporli adesso al loro risentimento, che pur talvolta provano anche i generosi quando si vedono disprezzati. Ad ogni modo il nostro dovere era cotesto, perchè, se i fati non ci vogliono uniti nel grembo di una stessa famiglia, la gente apuana serbi almeno per noi stima di probi, amore di fratelli.
      Quando conobbero menzogna lo intervento piemontese, cotesti Popoli mostraronsi a viso aperto contrarii al Generale Laugier, e con lettere pressantissime e messaggi dicevano: "Ci affrettassimo a liberarli dalla insopportabile molestia. Non essersi dati alla Toscana per patire le stravaganze di un soldato, che non adempiva al dovere, voltando la faccia colà dove non erano nemici(461)."
      La chiamata dei Sardi con volontà della Corona, a cagione delle cose esposte, mi pareva incredibile; pure il Generale De Laugier bandiva in quel punto 20,000 Piemontesi passare la frontiera, sicchè malgrado avvisi in contrario era a dubitarsi che fosse così. Io pensai che Cesare De Laugier italianissimo come perpetuamente vantava, preso da vaghezza di lode presente, e più dalla cupidità di fama futura, avesse di repente abbracciato il partito di unire la Toscana al Piemonte: non era strano, nè forte, supporre in lui il disegno, che intendesse collegare il suo Paese ai destini di un grande Stato italiano forte in su le armi, invece di lasciarlo andare in balía della cieca ed avventurosa unificazione con Roma.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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