Quanto fosse in noi l'obbligo e lo interesse di difenderli, ho esposto altrove; se fosse necessario confermare in qual conto da noi Toscani meritamente si tenessero, io non avrei a fare altro che allegare le istruzioni dal Ministero Capponi conferite nel 22 settembre 1848 al Marchese Ridolfi inviato straordinario e ministro plenipotenziario del Granduca di Toscana alle conferenze di Brusselle, in quella parte in cui queste provincie gli si raccomandano:
.... Ciò che il Governo granducale chiede, e lo chiede opinando di avere molti titoli per ottenerlo, è la conservazione dei suoi attuali confini, quali furono determinati dall'atto di accettazione del 12 maggio 1848. La perdita di questi territorii nuovamente aggregati alla Toscana sarebbe per essa cagione di vivissimo rammarico; e ciò non tanto per la diminuzione che essa soffrirebbe del suo territorio o per altro fine di proprio e particolare interesse, ma perchè il Governo granducale è sinceramente convinto che i popoli della Lunigiana e della Garfagnana, recentemente aggregati, siano toscani e per geografica posizione e per rapporti commerciali e per affetto, e che la prosperità, che ai medesimi può derivare dal far parte della famiglia toscana, non sia per essi possibile di trovare nella unione con qualsivoglia altro Stato. I voti e l'affetto di queste popolazioni, la lealtà costantemente dimostrata dal Governo di S. A. R. nella questione italiana, i sacrifizii da esso fatti per la causa nazionale costituiscono altrettanti titoli degnissimi di considerazione, per i quali questo desiderio della Toscana non potrebbe senza ingiustizia non appagarsi.
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