Penso al Piemonte;" e l'altra contenuta nella lettera del 22 febbraio riportata poc'anzi: "ho mandato a Sarzana uno amico del Gioberti, e mio." Come pensavo io al Piemonte? In che guisa? Con quali termini? Certo gl'Inquisitori dei Circoli non mi si staccavano dai fianchi, ma adesso, in Lucca, era più libero; mi confidava con persona amica in procinto di partire. A Pasquale Berghini io consegnava questo scritto pel Ministero Piemontese:
Berghini,
Siete amico mio, e più della Patria; quindi vi dichiaro essere la verità:
Che la Costituente Italiana fu liberamente accettata dal Principe col consiglio del Ministro d'Inghilterra.
Che partì da Firenze sempre promettendo sollecito il ritorno.
Che tardando a tornare, e mandandogli noi la nostra dimissione, rispose, stessimo al nostro posto, sarebbe quanto prima tornato.
Che dopo simulata infermità andava via senza indicare il luogo ove intendeva celarsi.
Che il Ministero, considerando da una parte offeso il patto costituzionale, dall'altra la impossibilità di governare, depose, come doveva, i suoi poteri nel seno dell'Assemblea.
Che l'Assemblea e il Popolo elessero il Governo Provvisorio per provvedere alla quiete e all'ordine del Paese. Sostenere adesso da taluno dei Deputati che non votarono con libertà, è menzogna:
1° Perchè la necessità li costringeva ad eleggere un Governo Provvisorio;
2° Perchè nella Sala delle Conferenze anche prima di entrare in Seduta pubblica, e prima che il Popolo invadesse l'emiciclo della sala, avevano determinato l'elezione del Governo Provvisorio;
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