Ma lo straniero non riderą e non insulterą ai guerrieri della grande Nazione Italiana. Uniamoci dunque in un amplesso fraterno ai nostri concittadini, e gridiamo con loro:
Viva il Popolo Italiano! Viva Roma eterna! Viva l'Italia!
Firenze, 12 febbraio 1849."
(Seguono le firme dei componenti il Reggimento Veliti.)
E non si voglia dimenticare, in grazia, che in quel giorno stesso, 12 febbraio, io mi opponevo allo inalzamento dell'Albero della Libertą in Firenze, e che nel giorno seguente, 13, soldati toscani e Popolo empievano i cortili di Palazzo Vecchio, con tremende grida proclamando la Repubblica; in fine, che soldati erano quelli che, poche ore prima, avevano appeso bandiera rossa alla magione reale.
Il giuramento non conteneva in sč espressione o concetto il quale, in modo irrevocabile, alienasse i soldati dalla Monarchia Costituzionale: presentava anch'esso il carattere di provvisorio; e quando pure avesse dovuto ritenersi permanente, anche alla restaurazione dello Statuto applicavasi: "Giuro fedeltą e obbedienza alle Leggi e ai Poteri esecutivo e legislativo costituiti e da costituirsi dal libero assenso del Popolo. Giuro difendere e sostenere col mio sangue la sacra bandiera italiana sotto cui ho la fortuna di militare, e di non mai abbandonare o vilmente cedere il posto che mi verrą affidato. Giuro sdegnare qualunque relazione col nemico della Patria. Giuro di non usare le armi che contro i suoi nemici sģ interni che esterni. Giuro di prestare obbedienza a tutti i miei superiori, e rispettarli e difenderli(482)." Porge testimonianza della veritą di quanto poco anzi affermai, che nessuno soldato fosse stato violentato, anzi nemmeno blandito a rimanersi, l'Ordine del giorno dell'11 febbraio 1849: "Il Capitano interrogherą ciascun soldato della sua volontą di servire la Patria, oppure abbandonare le bandiere.
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