Gli Uffiziali non mossero. - Cercai coloro che formavano parte del mio Quartiere Generale, ed avevano oggetti per me necessarii, che avevo loro affidati al momento della partenza: non potei mai trovarli! - Mi fermai all'Avenza con la speranza di vedermi, se non altro, raggiunto da quelli che mi avevano le mille volte giurato non volere la loro dalla mia sorte dividere, o almeno restituirmi quello che avevo loro affidato. Inutile!"
Riuscirebbe difficile, per non dire impossibile, ritrarre con tinte pił scure la indisciplina soldatesca, nč questa poteva essere opera del momento, sibbene derivata da origine remota; e come si vede, poco, anzi nulla, desumeva da opinioni politiche, ma tutto da voglia di ridursi a poltroneggiare a casa co' danari della massa. Nč dicasi che questo portento di disordine nascesse dal mio Proclama del 22 febbraio 1849, perņ che óstino due ragioni, una pił forte dell'altra; la prima, perchč cotesto Proclama non fu impresso, nč pubblicato; la seconda, perchč innanzi che io muovessi da Lucca, De Laugier, deliberato a partirsi, mandava l'ultimo addio ai Popoli della Versilia. E queste mi paiono ragioni, che anche dall'Accusa si potrebbero capire.
I soldati toscani un po' per colpa dei successi, e moltissimo per quella degli uomini, erano ormai ridotti a tale, che, qualunque mutamento in loro accadesse, non poteva essere che in meglio. Don Mariano D'Ayala, personaggio di quella rettitudine che tutto il mondo sa, si dimise dal Ministero della Guerra, sgomento di riuscire a condurre la milizia a termine ragionevole di disciplina(488). Quello che il Generale D'Apice ne pensasse, puņ ricavarsi da questi brevi cenni, contenuti nella lettera del 27 febbraio 1849, pubblicata nei Documenti dell'Accusa a pag.
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