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      Lo universale mi reputò della Legge annullatore, e questa opinione, nel modo che ho chiarito qui sopra, fu vera. Se vuolsi sapere quello che i miei stessi avversarii pensassero in cotesta occasione, può leggersi nella Nazione, Giornale piemontese al Governo toscano infestissimo: "Il Governo toscano, che aveva per ridicola inspirazione pubblicata la Legge Stataria, ora l'ha ritirata, ed io credo per volontà del Guerrazzi; il quale si sarebbe approfittato dell'assenza di M. per farlo" (e questo non era vero). " - Giacchè, dovete pur saperlo, Guerrazzi è per singolarità il più assennato, e il più moderato dei nostri padroni." - (Alba, 14 marzo 1849. - Dalla Nazione, N° 56, 7 marzo.)
      Le mani erano di Esaù, la voce di Giacobbe; di Torino la stampa, lo scritto di Toscana; infatti apparteneva a certo Professore fior di senno della Università di Pisa, che a me non importa rammentare, e a lui io credo molto meno. Io poi ho voluto coteste parole citare, unicamente in prova della opinione universale, e parmi non demeritata, della mia temperanza. In quanto alla singolarità, che accenna lo Scrittore, dimostra una cosa sola, ed è quanto sia temerario, per non dire disonesto, giudicare un uomo, non ultimo finalmente del vostro Paese, o senza conoscerlo, o con la itterizia delle vostre passioni addosso. Poveri infermi, il giallo non istà negli obbietti che guardate, egli vi sta proprio negli occhi, - forse nel cuore; e allora la vostra malattia sarebbe senza rimedio, - la quale cosa io non vi auguro(513).


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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