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      Rispetto a cause politiche, - perchè la esperienza dimostra che da un lato i Partiti vinti, prima di morire, ordinariamente prorompono in atti disperati e feroci; i vittoriosi, per consueto, in atti superbi e bestiali. In quanto al modo col quale la Legge Stataria venne applicata, ho già chiarito come non abbia fatto piangere nessuno; onde quando ogni altra lode mi venga a mancare, io non avrò perduto la gloria, che avventurandomi nelle vicende politiche desiderai conservarmi illesa, e che a Pericle moribondo parve doversi anteporre ad ogni altra, intendo dire, di non avere messo per colpa mia in gramaglia nessuno(521). Se poi si volesse biasimarne il fine, a meno che non si pretenda che io dovessi rimanermi come Nerone a cantare su la torre, mentre andava a fuoco e a fiamma il Paese, io non so con quanto o senno o coscienza mi vogliano riprendere; e per quello che concerne il fine politico, è di evidenza intuitiva che la Legge del 7 aprile fosse arme apparecchiata contro l'estreme violenze dei Faziosi. Invero, se l'Assemblea io sapeva che stesse per deliberare la Repubblica, quali timori erano questi miei? Non cadevano paure, imperciocchè i Faziosi ne avrebbero acceso i falò, e levate al cielo le grida. I sospetti non versavano, nè potevano versare, che su questo: o che i Deputati a dare il voto per la restaurazione si peritassero, o che per improntitudine di Partito la deliberazione dell'Assemblea si volesse a forza, come minacciavano, cancellare.
      Intorno alle conseguenze rammento, che la Corte Regia di Lucca col Decreto del 4 giugno non solo si astenne da improbarle come delittuose, ma come prudenti le commendò. Nè per me volendosi, o potendosi addurre ragioni che valessero oltre quelle contenute nel Decreto allegato, torno, come ogni buon cittadino deve fare, a piangere amaramente su lo spettacolo, che nello stesso paese, - sotto le leggi medesime, - a breve distanza, - nella causa medesima, - giudicando lo adempimento della stessa misura, - ciò che per alcuni Giudici fu argomento di lode, per altri possa esserlo, non dico di biasimo, ma (ed empie di orrore!


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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