- (Proclama di S. A. del 4 settembre 1849.) - E questo, come vedremo, ha poi detto sempre. La guerra civile deve detestarsi da tutti, e detestai; e così facendo, ho adempito ai miei doveri di cristiano e di cittadino, e certamente corrisposto alle intenzioni del Principe.
Ripetere qui quanto già dissi intorno alle ragioni dei tempi e agli umori dei Popoli, sarebbe certamente sazievole: solo piacemi riferire adesso due esempii, il primo antico, il secondo odierno, e ciò nello scopo che l'uno all'altro serva di confronto. Sul principiare della Rivoluzione di Francia del 1789, il Popolo concitato a sdegno contro certo Thommassin, da lui creduto incettatore, lo chiama a morte; chiuso, per salvarlo, nella prigione di Poissy, l'onda del Popolo batte fremente le porte del carcere. L'Assemblea, sollecita a riparare i mali, manda uomini apposta per tutelarlo dalla furia delle moltitudini, e il Vescovo di Chartres, anima di angiolo, con parole soavi di amore e di cristiana carità si affatica a raumiliarle, e lo facea, se una voce proterva ad un tratto non prorompeva in questo concetto: "Or vedete, Sauvage, perchè povero, lasciarono perire; questo poi, perchè ricco, vogliono salvare." Al tristo grido il furore degli accorsi divampa, le imposte scassinate, volano in pezzi, già fuori del carcere il misero prigioniero strascinano, le spade già di sinistra luce balenano. Lo egregio Vescovo, non gli sovvenendo ormai partito migliore, s'inginocchia, i Deputati dell'Assemblea lo imitano, e tutti insieme, non senza lagrime, tendono supplichevoli le mani al Popolo, implorando la vita al Thommassin.
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