Quando la volontà del Principe mi assunse al Ministero, egli si dimise dal segretariato, dubitando forse non essere mantenuto, a cagione dello scrivere, che faceva nel Giornale - Il Conciliatore, che per seminare zizzania pareva nato a posta, ed in ciò ebbe torto; nè dopo cotesto atto non giustificato dal dubbio che accenno, nè, a parere mio, da verun'altra ragionevole causa, mi era più comparso davanti. "Se' tu, Maso?" gli dissi amorevole. "Ch'è stato?" - Ed egli narravami, che essendogli occorso su pei canti certo Manifesto pieno di atrocità, non aveva potuto tenersi e lo aveva strappato; ora trovarsi tratto costà in presentissimo pericolo, perchè le imposte della porta minacciavano cedere, e già i calcinacci per le reggi commosse violentemente cadevano. - Allora ripresi: "Benedetto ragazzo, e chi t'insegna a metterti in questi ginestraj! E mentre sudo acqua e sangue perchè la stadera non trabocchi, tu vai a caricarla di nuovi pesi! Però tutto questo non vale nulla adesso: vieni e tenterò di salvarti....." Schiusa un tal poco la porta, raccomandai alle Guardie Nazionali, che appena uscito mi formassero argine dietro, e poi presi ambedue i giovani sotto le braccia; e "Su via coraggio" dissi loro, "andiamo." E trassi fuori risoluto con loro. Le Guardie Nazionali animose si posero e pronte fra noi e la moltitudine arrabbiata. Già avevamo mosso cinque passi o sei, quando, fra gli urli che c'intronavano le orecchie, se ne levò uno così in tristezza come in fragore soperchiante agli altri, che gridò: "Perchè sono Signori è venuto a salvarli; se fossero stati poveri potevano agganghire.
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