Io però rammento questo Decreto, non già per cavarne motivo di biasimo ai Ministri onorandissimi che allora sedevano nei Consigli della Corona, ma sì per proseguirli della lode che meritano. Imperciocchè per esso mi si faccia manifesto, come uomini i quali logorarono massima parte della vita nello esercizio di dottrine diverse da quelle che comunemente si professavano allora, sapessero, prudentissimi, piegando dinanzi alla politica necessità, l'animo ai tempi accomodare; quantunque, per avventura, tutte le cose, di cui è pregno il Decreto allegato, potessero, nel 12 maggio 1848, parere un po' troppe anche a me.
E avvertite che, circa quel torno, a Presburgo ancora, tutte le domande degli Ungheresi concedevansi; il Bano Jellachich e il Patriarca Rajaesis che avevano impreso ad osteggiare i Magiari, quegli dalla parte di Croazia, questi dalla Servia, disapprovavansi, destituivansi, di alto tradimento a Vienna accusavansi; ed ei lasciavano dire. E questo ancora dimostra quanto elastica, molteplice, proteiforme e barometrica sia l'accusa di alto tradimento.
Nè gioverebbe punto all'Accusa, qualora si risolvesse a mettere in causa meco (il che non credo che voglia fare, almeno per ora) i signori Cempini, Bartalini, e gli altri del Ministero Toscano del 12 maggio 1848, dimostrare come cotesto Ministero non subisse "forza tale da impedire il retto uso della ragione e della libertà, e da coartarlo a non abbandonare la posizione che poteva strascinarlo a pubblicare il Decreto allegato;" però che cotesti Giureconsulti egregi, e uomini di Stato gravissimi, l'ammonirebbero dicendo: - "Accusa, Accusa, tu dovresti sapere che altra è la coazione che cade sopra uomo privato, altra quella che cade sopra uomo pubblico.
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