Dimostrazione storica.
Vogliano ricordarlo sempre i lettori, compongo una Difesa. Non mi abbandonino; mi seguano, io gli scongiuro, benigni, tenendo la mente rivolta a due cose: non trattarsi adesso di eleganze di testura o di eloquio, bensì di aggirarmi per la matassa arruffata dell'Accusa rompendone ad uno ad uno gl'inamabili fili.... Che Dio vi benedica! O che volete voi, che cammino sia il mio, se, dov'ella leva l'orma, a me tocca mettere il piede? E poi, badate a questa altra, che l'Accusa crede, nel suo portentoso cervello, ritenere che la Fazione violentasse tutti e tutto fino al mezzodì circa dell'8 febbraio; poscia cessasse ad un tratto onde lasciarmi abilità di commettere spontaneo e liberissimo tutti quei fatti, che nella sua opinione costituiscono il reato di crimenlese; e riprendesse in ultimo il suo berretto e le sue furie, nel maligno intento, che lo imperversare posteriore non iscemasse di uno atomo la mia colpa davanti all'Accusa. Le violenze della Fazione; secondo la veridica storia dell'Accusa, si comportarono per lo appunto come le acque del Mare Rosso, quando sotto la verga di Moisè rimasero spartite, e stettero a guisa di muraglia, a destra e a sinistra(533), perchè io potessi entrare nel mare della Lesa Maestà a piedi asciutti. Veramente cosiffatte partizioni senza verga di Moisè non succedono; ma l'Accusa portentosa crede ai portenti in mio danno, ed anche ne opera.
Sì, certo ne opera; imperciocchè non la vedemmo noi nell'ordine dei mesi mettere marzo prima di febbraio, e sostenere che i miei sforzi per impedire la decadenza del Principe e le sue sequele, incominciati fino dall'8 febbraio, fossero impressionati dagli eventi sinistri della guerra, di cui ci pervenne la desolata notizia nel 26 marzo 1849? In questo modo è taumaturga l'Accusa.
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