Fino da cotesto giorno otto annunziava rimesso alla decisione dell'Assemblea Toscana il giudizio delle sorti nostre(542). Nell'11 informato il Governo della congiura ordita nel seno delle Conventicole di prorompere e imporre la Repubblica a forza, bandiva il Proclama del 12 febbraio(543).
E nel 13, quando si volle piantare l'Albero della Libertą sotto i miei occhi, dichiarai espresso: "appartenere al libero voto di tutto il Popolo Toscano convocato in Assemblea il 15 del futuro mese di marzo decidere su la forma del Governo(544)." Nel giorno stesso commettevo discretamente al Consigliere Paoli, che si astenesse da porgere e da accettare eccitamenti per la Repubblica(545). - E qui ricordiamo di passaggio all'Accusa di considerare, se sia o no importante acquistare tempo nelle rivoluzioni. Quel Popolo, che nel 12 febbraio piantava l'Albero, nel 12 aprile lo spiantava: - e si compiaccia avvertire da capo eziandio, che nč in tutto, nč sempre pervenni a contenere la moltitudine, poichč, nonostante il mio aperto contrasto, degli Alberi qui e altrove ne fu alzata una selva; e se quante si contavano mani a trattare alberi si fossero potute avere a trattare armi nazionali, il nostro Paese sarebbe lieto, che ora č tristo. La Circolare mandata nel 16 febbraio ai Gonfalonieri del mio alacre provvedere porge splendida testimonianza(546). Quando il Principe abbandonņ il suolo toscano, e le milizie del Generale Laugier o sbandate vagavano o al Governo Provvisorio si sottoponevano, e il Partito reazionario aveva ricevuto tale battisoffiola per cui stava cheto come olio, pauroso dei danni estremi, č agevole immaginare la pressura dei Settarii!
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