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      Peccato, che io non avessi tolta l'Accusa per mia consigliera a quei tempi(548).
      Ed in quel giorno i Commissarii, che, me invano opponente, si condussero a Firenze, sapete che cosa venivano a leggermi in faccia con turbato sembiante? "Che quel mio contegno fu visto con maraviglia e dolore, perchè può giovare alla reazione, può porgere ai nemici interni ed esterni mille argomenti, con cui sedurre e fare traviare la parte meno colta del Popolo, specialmente delle campagne, sparlando della Repubblica, e facendola credere dal Governo ripudiata(549)."
      Ed io con efficaci parole e co' recenti fatti mi purgava prima della calunnia di traditore, che stupidamente quanto perfidamente uomini faziosi insinuavano contro di me; gli scongiuravo a proseguirmi della consueta benevolenza: - stessero sicuri, da me null'altro volersi, non altro procurarsi, che il bene della mia Patria; dovere di cittadino e fede di Magistrato impormi di consultare il Paese intero in cosa nella quale ne andava della salute di tutti i cittadini; - e poichè gli ebbi fatti capaci della rettitudine delle mie intenzioni, confortai i Colleghi a perdurare nella mia sentenza, sicchè quel giorno stesso fu pubblicato il Proclama, che si legge a pag. 504 di questa Apologia.
      Nel 2 marzo 1849 abrogando io la Legge Stataria del 22 febbraio 1849, promulgata me assente, non trascurai rammentare - "l'accordo universale di riservare alle Assemblee la funzione del voto popolare intorno alle forme del nostro reggimento(550)."
      Le altre contese sostenute vengono riportate nelle pagine, che in breve succedono.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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