Quello però su cui giova trattenermi con maggiore larghezza è il provvedimento legale destinato a operare la Restaurazione. Considerando come alla piena del Popolo, che aveva fino dall'8 febbraio decretato la Unificazione con Roma, la Decadenza della Corona e la Repubblica, fosse impossibile resistere direttamente, fui sollecito di pubblicare il Decreto del 10 febbraio 1849. Ho detto come questo e l'altro Decreto del 14 successivo venissero presentati dal signor Montanelli, e non furono sua fattura, ma sì, mi sembra, del signor Avvocato Rastelli; e mi affrettai a sottoscriverli per tre ragioni distinte, e d'importanza grandissima: 1a perchè mi davano tempo di un mese e più, e il tempo in questi negozii è tutto, checchè paia diversamente opinare l'Accusa, dall'autorità della quale, in fatto di politica, mi sia lecito discostarmi; 2a perchè a fine di conto mi assicuravano di un'Assemblea toscana, la quale degl'interessi toscani discutesse, e il Paese veramente rappresentasse(556); 3a perchè, sebbene dichiaravasi che la forma del Governo della Toscana sarebbe stabilita dalla Costituente Italiana, però la Legge sopra questa Costituente si prometteva, e non si diceva nè come aveva ad essere composta, nè a quali condizioni vincolata(557).
Fu per me dimostrato con quanto, non dirò sfavore, ma furore venisse ricevuta cotesta Legge dai Repubblicani. Il Popolano la lacerò acerbamente: espose i pericoli della dilazione alla proclamata Repubblica; minacciò guerra civile; rampognò il Governo per la sua repugnanza di aderire alla dichiarazione popolare della decadenza del Principe; insistè aspramente nel sollecito uso di mezzi violenti e rivoluzionarii, con altre enormezze, di cui con non mediocre fastidio venni raccogliendo la storia da quello e da alcuni altri Giornali, che in quel tempo si pubblicavano.
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