Io sono per la Patria, e per Leidissi certa volta a Leopoldo II; "nè che metta prima la Patria vorrà V. A. adontarsi, perchè anch'ella l'ama con cuore di figlio." Il Principe blando assentiva al detto; ed io, quello che parlai quando saliva i gradini della magione reale, penso potere ripetere ora che ho sceso gli scaglioni del carcere.
Poichè ogni resistenza felice aumenta nel resistente il credito che scema nello assalitore, così in breve io mi sentii forte abbastanza per avventurare un passo, che sostengo decisivo, come quello che, se non finiva la Rivoluzione, ormai la sottometteva; le sue ultime prove erano fatte, e per necessità di cose doveva andare di mano in mano digradando.
Lo spirito pubblico riassicurato incominciava, comecchè timidamente, a farsi sentire, e bisbigliava sommesso: che se la Toscana dovesse unirsi a Roma, non si aveva a discutere davanti all'Assemblea Romana, ma sì davanti all'Assemblea Toscana. I Settarii se ne commossero maravigliosamente; quale mi minacciò, quale mi interpellò; quale infine, ostentando sicurezza, diceva ormai la quistione decisa: la Unificazione con Roma e la forma del Governo doversi deliberare a Roma. L'Alba del 4 marzo stringeva il Governo Provvisorio con le seguenti parole:
Alcune interpellazioni al Governo Provvisorio.
Fino dal giorno in cui il Governo Provvisorio toscano ascese al Potere, chiamatovi dalla volontà unanime del Popolo e dal consenso del Parlamento, fu sua prima cura di circondarsi dei Rappresentanti del Popolo, liberamente eletti per suffragio universale diretto, onde dar forza alla sua nascente autorità e coadiuvarlo nel soddisfare alle gravi bisogne dello Stato.
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