... propriamente l'Accusa....
Il Decreto del 10 giugno 1850 dichiara con parole solenni: "Il Popolo Fiorentino restaurava la Monarchia" (il Decreto non mette costituzionale, ma ce lo metto io, credendo servire allo amore della Patria e alla reverenza del Principe) "alla quale era devoto, ed a cui si era mantenuto, in mezzo alla tristezza dei tempi, costantemente fedele(562)." E sia così, poichè così dice. Lo incubo rivoluzionario fu quegli che, aggravandosi sul petto a questo Popolo, gl'impediva la voce e la conoscenza; ora, poichè dallo incubo io lo liberava, dandogli abilità e modo di manifestare la sua devozione, egli è evidente che, anche a giudizio dell'Accusa, merito lode, non biasimo. Di qui non si esce: o crede, o non crede a sè stessa l'Accusa? Io devo supporre che a sè creda; e allora, dove trova materia a quel brutto delitto che si chiama tradimento? Ella potrebbe sospettare, come fa, quando fosse persuasa che io immaginassi il voto universale nemico al Principato Costituzionale, o che per me si volessero praticare violenze e inganni, per estorcere un voto contrario al desiderio dei Popoli; ma no, chè io ho provato, e proverò ancora, come nessuno con sicurezza maggiore alla mia sapesse gli umori dei Toscani; e in quanto a brogli, per preoccupare la libera votazione, nessuno, e neppur essa (ed è tutto dire!), ha mai pensato accusarmi(563). Forse ella avrebbe potuto criticare il mio concetto, preferire un metodo ad un altro; e su questo ognuno ha i suoi consigli. A me le violenze non garbano, di qualunque colore elle sieno, e quando una cosa può ottenersi in palazzo, con modi civili e fra uomini di senno, non comprendo la ragione nè la necessità di andarla a pescare fra le commosse moltitudini in piazza.
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